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Immagine del redattoreEnrico Sperone

C 33 - nebulosa velo


Il nome della nebulosa deriva dalle sue delicate, drappeggiate strutture filamentose: è uno dei più noti resti di supernova. Si è formata in seguito alla morte violenta di una stella con una massa di circa venti volte quella solare, esplosa circa 8000 anni fa. Situata a circa 2000 anni luce dalla Terra, nella costellazione del Cigno, questa nube colorata di detriti incandescenti si estende per circa 110 anni luce.

A dispetto della complessità della nebulosa e della sua distanza da noi, è chiaramente visibile il moto di alcune delle sue strutture delicate, in particolare i deboli filamenti rossi composti da idrogeno.

Gli astronomi sospettano che la stella progenitrice della Nebulosa Velo abbia espulso un forte vento stellare prima di esplodere. Questo vento ha scavato una grande cavità nel gas interstellare circostante. Non appena l’onda d’urto della supernova si è espansa verso l’esterno, ha incontrato le pareti di questa cavità, venendo a costituire le caratteristiche distintive della nebulosa. I filamenti luminosi si sono prodotti quando l’onda d’urto ha interagito con una parete relativamente densa della cavità, mentre le strutture più fioche sono generate da regioni quasi prive di materiale. L’aspetto colorato della Nebulosa Velo è dovuto a variazioni di temperature e densità degli elementi chimici presenti. Le formazioni di colore blu – che delineano la parete della cavità – appaiono liscie e incurvate rispetto a quelle più vaporose di colore verde e rosso. Questo perché il gas caratterizzato dal filtro blu ha incontrato più recentemente l’onda d’urto della nebulosa, in tal modo da mantenere ancora la forma originale del fronte d’urto. Queste formazioni contengono anche gas più caldo rispetto a quelle di colore rosso e verde. Il gas presente in queste ultime è ionizzato da più tempo e quindi si è diffuso in formazioni più caotiche. Nascosti tra questi luminose strutture si trovano alcuni filamenti sottili, lineari di colore rosso. Queste formazioni da emissione di idrogeno si sono prodotte attraverso un meccanismo completamente diverso da quello che ha generato le altre soffici, contorte formazioni rosse, e forniscono agli scienziati un’istantanea del fronte d’urto. L’onda d’urto si muove a quasi 1,5 milioni di chilometri all’ora.


foto di Enrico Sperone


ts apo 61edph2 + nikon d3300 infrared su star adventurer autoguidato

24 lights da 4 min f4.5 iso1600 + darks/bias/flats filelds

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2 Comments


Matteo Basile
Matteo Basile
Jul 19, 2022

Bella immagine e interessantissima narrazione!! 😀👏👏

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Gioele Giachero
Gioele Giachero
Jul 19, 2022

Che storia pazzesca. Ancor più pensando che queste strutture, ad oggi così delicate, sono frutto di un evento catastrofico. Sei riuscito ad ottenere un immagine davvero incredibile, Bravo!

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