Mettetevi comodi, stiamo per portarvi in tour in una delle regioni cosmiche tra le più iconiche e affascinanti che è possibile ammirare nei nostri cieli nel periodo invernale.
lo spettacolo è garantito!
Ci troviamo nei pressi di Alnitak, la più orientale delle tre stelle chiamate anche “I Tre Re” o “Le Tre Sorelle”, oltre che “I Grani d’Oro” o “La scala di Giustizia”. In Cina sono conosciute come “Le Tre Stelle”, mentre nei Paesi occidentali il nome più comune di questo asterismo (gruppo di stelle) è “Cintura” giacché si trova alla cintola a cui è appesa la daga del mitologico cacciatore Orione. Così, la Cintura, che si proietta nel cielo molto prossima all’equatore celeste, è formata oltre che da Alnitak, da Alnilam (Il Filo di Perle) e Mintaka (La Cintura).
SAO 132444, Alnitak o Il Cingolo o Zeta Orionis: questa è una supergigante blu che divora idrogeno ad un tasso 10.000 volte superiore a quello del Sole e splendente come 20.000 Soli: ciò le causerà una vita migliaia di volte più breve, pari a solo pochi milioni di anni. Un luogo terribile nelle cui prossimità le macchine costruite dall’uomo avrebbero vita molto difficile: la sua superficie fiammeggia a 29.500°C! Essa è però anche un luogo affascinante quando osservato alla sicura distanza di 817 anni luce.
Alnitak, che il nostro occhio percepisce come un’unica stella, è in realtà un sistema triplo: la seconda compagna orbita ad una distanza di 3 secondi d’arco (il diametro di un cd visto da poco più di 13km di distanza!), compiendo un’orbita completa in 1.500 anni. Per scorgerla occorre l’aiuto di un telescopio. La terza compagna le è stata attribuita solo nel 1998 per la difficoltà di scorgerla pur essendo anch’essa una stella subgigante, con la sua luce affogata nel bagliore della sorella più abbagliante.
Torniamo ai bastioni orientali della cintura ed osserviamone i dintorni! Ad oriente e verso meridione Alnitak si immerge in nubi di idrogeno ionizzato dall’enorme quantità di radiazione ultravioletta che essa stessa emette. Le nubi sono NGC2024 ed IC434, scolpite da polveri oscure che disegnano trame oniriche.
La fantasia degli osservatori ha dato alla prima il nome di “Fiamma” o “Nebulosa Foglie di Acero” e “Il Roveto Ardente” ma anche “Il Fantasma di Alnitak” per la sua vicinanza alla stella.
Brillante di rosso profondo quando l’energia assorbita dalle vicine stelle viene riemessa dall’idrogeno che ritorna allo stato neutro, è questo un luogo di formazione di nuove stelle, nutrite proprio dall’idrogeno molecolare, nate dai cataclismatici collassi che accendono le reazioni nucleari, causati della pressione degli strati di gas più esterni della nube e dalla complessiva instabilità gravitazionale del gas stesso, legata a più o meno vicine esplosioni di supernove od al passaggio di stelle che perturbano localmente la nube: circa 800 stelle si trovano nel cuore della Nebulosa Fiamma, molte di queste estremamente giovani, come testimoniato dalle immagini di questa zona di cielo riprese nello spettro X della radiazione elettromagnetica.
La seconda è chiamata anche “Testa di Cavallo” poiché davanti alle nubi di idrogeno molecolare, brillanti nel rosso e nell’infrarosso, polveri e gas freddi oscuri stagliano in controluce la testa di un corsiero con la sua criniera. Fascinosissimo luogo, questo è il centro del grande complesso nebulare di Orione che insieme alla sua famosa nebulosa, di poco ancora più meridionale e sede anch’essa di turbolenta formazione stellare, ed al grande arco chiamato “Anello di Barnard”, avvolge e circonda l’intera costellazione di Orione.
Le stelle giganti blu presenti in Orione con il loro potente vento stellare, interagendo con il gas presente, hanno generato una enorme bolla in espansione, con una dimensione superiore ai 150 anni luce che, verso occidente, si incontra con la bolla di Eridano a sud della costellazione del Toro.
L'immagine che vi abbiamo mostrato è stata realizzata sommando le già strepitose foto realizzate da Mauro Accornero e Sandro Ceschin, con un processo di sovrapposizione e correzione di trasparenze e contrasto.
Immagine realizzata da Mauro Accornero a Gennaio 2022
Somma di 33 scatti da 300 secondi con Inseguimento a 1600 ISO
Strumento Ts-Teleskop 140 Triplet APO con F6,5 e montatura Sky-Watcher AZ-EQ6 Pro
Camera Olympus OM-D E-M10 Mark II Full range con filtro Optolong UV/IR cut da 2 pollici
Elaborazione tramite Pixingsight e Photoshop
Immagine realizzata da Sandro Ceschin
Somma di 15 scatti da 5 minuti e 65 scatti da 7 minuti per una
integrazione complessiva di 8h e 50'
Strumento Quadrupletto APO TS-Optics 86/464
Macchina Olympus Modificata OM D 10 Mark II
con Filtro Optolong da 2 pollici L-eXtreme H Alfa E O III
Elaborazione tramite Pixingsight e Photoshop
Ecco, levate i vostri occhi all’equatore celeste nella gelida notte invernale e cercate i Tre Re: in quel luogo remoto, con l’aiuto di un telescopio e di una macchina fotografica potrete cogliere alcune delle grandi cose dell’Universo che sono dovute succedere necessariamente per arricchire le nubi di idrogeno degli elementi chimici più pesanti in quantità: la morte precoce di queste spavalde ma effimere stelle che ha reso possibile qualcosa tra i più meravigliosi eventi dell’Universo: la vita e la capacità di osservare e comprendere (almeno in parte) ciò che l’ha generata.
Ottimo articolo Matteo.